Monica Casadei racconta la nascita di Butterfly, colori proibiti
Cosa ti ha spinto ad affrontare la Butterfly di Puccini?
Non mi sembra vero di poter affrontare un’opera ispirata ai valori del Giappone, così struggente e commovente. Valori che sogno di poter vivere pienamente e che ormai parte del mio quotidiano insegnamento. Coscienza, pienezza, consapevolezza, efficacia, forza interiore, lealtà, coraggio, affidabilità, rigore e umiltà.
Qual è l’energia/il sentimento che domina nella tua creazione?
Un’energia che contraddistingue Butterfly è un’energia a tratti esplosiva e a tratti implosiva. Sono partita da una domanda quasi corporea: cosa succede a livello fisico, emotivo, pulsionale e psichico a un’adolescente che decide di morire perché la vita non ha più senso?
Come possiamo immaginare questo mondo interno, interiore spesso indivisibile dall’apparenza e invece così rumoroso, devastante, all’interno? Che suono ha questo rumore di viscere, di intestino, di fiati mozzati, di respiri lunghissimi? L’energia che domina tutta la piace è una forza insieme dolce, silenziosa e provocatoria-rivoluzionaria. Il sentimento è quello del coraggio, della potenza che non si arrende mai neanche di fronte all’evidenza. Nessuna resa, solo una dolorosissima lacerazione, una morte dolce e straziante nell’anima di Butterfly e una morte fisica onorevole. Butterfly dice “D’onore muore chi non può serbare vita con onore!” L’onore è una parola antica, dei nostri antenati e lei così bambina la pronuncia trasformandosi da meravigliosa e stupita adolescente a donna matura, consapevole, che si uccide nell’unico modo coraggiosa e fiero: con il rituale del Seppuku, rivelandosi una donna samurai.
Com’è espresso dal punto di vista coreografico?
Per la prima volta ho sentito la necessità di porre la mia eroina in un luogo altro, non direttamente sul palcoscenico. Butterfly è aria, sospensione, leggerezza, sogno, malinconia, silenzio, rarefazione. Ho deciso così di dare questa grande responsabilità di incarnare Cio Cio San -detta Butterfly- ad un artista che conosco da anni e che stimo tantissimo, Elena Annovi, una danzatrice specializzata in danza in sospensione. Ed ecco quindi magicamente Butterfly sospesa in aria, in questa attesa infinita e vibrante in ogni istante, un lungo percorso di vita sino all’atto finale.
Sul palcoscenico le sue emozioni nascoste, i suoi lati d’ombra, le sue incertezze, i suoi dubbi, le sue paure, la sua rabbia, il dolore così feroce, il suo amore Che non vacilla mai e che riesce a tenerla così sospesa, forte nella sua postura di fedeltà e dedizione assoluta. I 12 danzatore sul palco sono le sue interiora, l’intestino, quella zona del corpo che più di tutte assomiglia al nostro cervello, alla nostra coscienza. Fare harakiri simbolicamente significa recidere ogni coscienza. La coscienza risvegliata non può più continuare In un mondo così distrutto e lontano dai valori profondi. Coreografia veloci, scattante, impeccabile, forti, impetuose e dinamiche repentine come il flusso della nostra coscienza nei momenti meno felici, nelle fasi di dolore, dubbi, angosce, fino alla morte finale. Le arie scelte sono solamente quelle di Butterfly. La storia che racconto è la storia di Butterfly, sola. Sola con se stessa e le sue viscere, le sue emozioni, i suoi stati d’animo durante quei terribili anni di attesa e durante quel momento così sacro e così antico che il sé.. Con il pugnale di suo padre che io mi sono immaginato come un antico guerriero samurai. Le musiche: oltre alle arie celebri lasciate intatte, Immacolate ci sono le musiche originali, estremamente Suggestive Luca Vianini atmosfere da apocalisse, evocative antichi rituali, di sconosciute come sconosciuto il nostro inconscio, a tratti CUP minacciose come di fronte a oracoli o profezie, altre volte dinamiche, ventose come se il tempo avesse la forza di trascinare via tutto sospese saranno anche le installazioni dell’artista degli gennaio che avvaloreranno questo sentimento etereo dolce e delicato di Butterfly viene nutriranno La magia e l’incantesimo grazie alla sua arte è preziosa.
Oltre la chiara ispirazione all’opera di Puccini, ci sono altri riferimenti nella tua creazione: in primis l’oriente/il Giappone, di cui tu sei profonda conoscitrice fin dalle origini della tua storia artistica. Cosa puoi dirci di questo?
L’oriente: Il Giappone è alla base di tutta la mia esistenza e il mio essere artista. È un paese è un popolo che amo profondamente. Amo la cultura tradizionale, il mio gesto coreografico è nutrito dall’arte marziale Aikido che pratico da quasi trent’anni. Il training della compagnia è la Edition Tyson pratica interna dell’aikido e il mio sentire si è impregnato dei principi della danza brutto.
Parlando dei valori di fiducia e lealtà, che quando vengono traditi portando la protagonista al gesto estremo dell’Harakiri, credi che abbiano ancora oggi lo stesso peso nella vita degli individui?
Butterfly, un’opera dove l’eroina è poesia, incanto, purezza, fedeltà. Dove tutta la sua forza si fonda su questa attesa finirà in solitudine, in silenzio e tutto questo atto finale di morte, così sconvolgente e puro, così vero e profondo è di un attualità che colpisce. L’adolescente che si fida, dell’altro da se, del prossimo, speranzoso, onesto e leale, che viene tradito. I suoi valori crollano, e soccombono davanti a tanta volgarità e aridità. E dove tutto finisce, finisce il sogno, finisce la fede e finisce la vita.